Le Pietre del Nord
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“Per un belga, vincere il Fiandre per la prima volta è molto più importante
che indossare la Maglia Gialla al Tour” – Johan Museeuw

La prima delle Grandi Classiche del Nord, il Giro delle Fiandre. I Muri ripidissimi e il pavè sotto le ruote che non ti danno un attimo di tregua. 250
kilometri di sofferenza sulle continue salite, spesso con un tempo avverso,
sotto la pioggia, al freddo. Il 25 maggio 1913 sulla linea di partenza ci sono
37 corridori, pronti ad affrontare 330 kilometri. Con una breve pausa dovuta alla Grande Guerra, è l’unica gara ad essere stata corsa anche durante il periodo bellico della Seconda Guerra Mondiale. Dal 1919 si corre ininterrottamente la prima domenica di Aprile. Chi l’ha provata sa che non è una gara come tutte le altre, la tipologia del percorso ti scuote da capo a piedi per più di 5 ore, se sei tra i più forti. Ogni curva è un’insidia, ogni pietra una possibile causa di caduta. Un inferno, come disse Hinault. Gli italiani si sono sempre distinti come grandi specialisti, Fiorenzo Magni prima, Moreno Argentin, Gianni Bugno, Michele Bartoli poi e Dino Zandegù, tutti vincitori. Magni vincendo tre edizioni si guadagnò l’appellativo di “Leone delle Fiandre”. Epica la sua vittoria nel 1951, la sua terza consecutiva. Mai più nessuno è riuscito a fare meglio. Altri corridori hanno vinto tre edizioni, nessuno è riuscito nell’impresa di battere il record di Magni. Una gara così difficile che anche Eddy Merckx ha dovuto faticare per aggiudicarsela.

Ogni anno ad aprile si corre la Freccia Vallone.
Dal 1936, quando venne organizzata per aumentare le vendite di un giornale sportivo, Les Sports. Negli ultimi anni, partendo da Charleroi, per arrivare a Huy. Una corsa che agli italiani è sempre piaciuta molto: tre i successi di Moreno Argentin, tre quelli di Davide Rebellin, l’ultimo nel 2009. Gli italiani, dopo i belgi, sono quelli che hanno vinto di più, 18 volte. Il primo fu Fermo Camellini, nel 1948. Coppi vinse nel ‘50. Tra il 1990 e il 1994 infilammo una serie di 5 vittorie. Spesso la si considera come la sorella minore della Decana, la Liegi-Bastogne-Liegi, perchè la zona è la stessa (siamo nella regione della Vallonia), si corre solo qualche giorno prima su strade molto simili, il kilometraggio è minore (200 circa contro 260 circa della Decana). La sua caratteristica principale è il Muro di Huy, un piccolo circuito, in salita, da percorrere tre volte di seguito. Ed è lì, su quella salita, che ci si gioca la vittoria o la sconfitta, sui quei tratti di asfalto che arrivano anche al 23%; salite brevi, che però possono essere strappi letali. Quando arrivi a quel punto, o hai la gamba o non hai speranze, non ci sono scorciatoie, non c’è fortuna, c’è solo la forza di arrivare in cima, al traguardo.

“La salita della Redoute è come il Muro di Huy, deve essere affrontata con un buon passo, alla testa del gruppo. La pendenza è di circa 14 o 15 per cento, e arriva dopo 220 o 230 kilometri. Non c’è bisogno di essere un genio per capire quanto sia difficile.”
Moreno Argentin

La Decana, non a caso. Una delle tre Classiche delle Ardenne, una delle cinque Classiche Monumento, insieme al Giro delle Fiandre, alla Milano-Sanremo, alla Parigi-Roubaix e al Lombardia. Si corse la prima volta nel 1892, il percorso è rimasto praticamente invariato: da Liegi si scende verso Bastogne – circa 90 km – e poi si torna verso Liegi per un percorso differente, per altri 160 km. è definita la corsa degli italiani, un po’ perchè nei dintorni di Liegi da sempre c’è una grande comunità italiana e poi perchè, come già alla Freccia Vallone, dopo i belgi gli italiani sono sempre stati vincenti, con ben 12 primi posti. Se Eddy Merckx è il campione indiscusso con 5 vittorie, solo un italiano è riuscito a tenere il passo: Moreno Argentin, con 4 vittorie tra il 1985 e il 1991 (di cui tre consecutive!). Da segnale il piccolo grande Wladimiro Panizza, gregario di razza, che arrivò 3° nel 1974. É una gara dura per molti aspetti: per il kilometraggio, per le salite che arrivano in sequenza e non ti danno tregua e per il tempo. In Aprile può essere davvero molto variabile, in tre edizioni c’è stata anche la neve. Nel 1980, infatti, cominciò a nevicare fin dalla partenza e dei 174 iscritti, arrivarono solo in 21. Bernard Hinault, che vinse quella edizione, dovette aspettare diversi giorni prima di ritrovare la perfetta mobilità delle dita della mano. Hai bisogno di essere forte, intelligente e razionale. Non puoi lasciare nulla al caso. Si tratta di un test completo della forza di un ciclista.

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